La cardiotocografia in gravidanza è una tecnica non invasiva che permette il monitoraggio elettronico della frequenza cardiaca fetale (FCF-cardiografia) e delle contrazioni uterine (tocografia). Si può eseguire, in assenza di condizioni patologiche, dalla 38a settimana in poi e in corso di travaglio di parto.
Grazie all’esame cardiotocografico è possibile rilevare informazioni sullo stato di ossigenazione fetale, riuscendo a individuare precocemente eventuali stati di sofferenza fetale in gravidanza e in travaglio.
Si tratta di un esame, durante il quale la paziente viene distesa in posizione supina con la schiena leggermente sollevata o, in alternativa, in posizione lievemente inclinata sul fianco sinistro. Vengono utilizzati due trasduttori da appoggiare sull’addome materno: il primo serve a rilevare le contrazioni dell’utero, il secondo è una sonda a ultrasuoni che rileva i battiti fetali. I due segnali vengono registrati e costituiscono il cosiddetto tracciato cardiotocografico.
La durata dell’esame è di circa 20 minuti, ma può arrivare anche a 40 minuti, in relazione alla reattività del feto, che potrebbe trovarsi in una fase del sonno in cui la reattività è fisiologicamente assente. In caso di mancata reattività fetale è possibile anche ricorrere alla stimolazione manuale o vibroacustica.
È preferibile non effettuare la CTG nei casi non richiesti, perché potrebbe portare a intervenire quando non è necessario.